mercoledì 15 aprile 2015

Una fiaba: quando in Italia crollava tutto…

“Nonno, nonno! Mi continui a raccontare quella storia, di quando in Italia crollavano le cose?”.
“Sei proprio un curiosone! Vabbè, basta che poi vai a dormire. Dove eravamo rimasti?”.
“Mi pare, nonno, che avevi parlato di un’antica città… forse Pompei…”.
“Ah sì, ora ricordo… dunque… Pompei fu solo l’inizio e forse era normale che strutture così antiche potessero crollare, visto che nessuno se n’era preso cura. Poi però iniziarono a crollare anche le nostre costruzioni. Case, palazzi, viadotti, autostrade, scuole, palazzetti dello sport…”.
“Racconta nonno… cos’era successo?”.
“In quei giorni le autostrade della Sicilia iniziarono ad avere qualche problema… scricchiolii, crepe, avvallamenti, finché cominciarono a inclinarsi, ad aprirsi in due, a spaccarsi nel mezzo… viadotto su viadotto”.
“E come mai, nonno?”.
“Eh, caro nipotino, per tanti motivi… c’era la corruzione, nel cemento mettevano la sabbia di mare che è più scarsa, poi c’era anche il dissesto idrogeologico al quale nessuno pensava”.
“Il dissesto zoologico?”.
“I-dro-geo-lo-gi-co… si dice così… non zoologico; zoologico significa che riguarda gli animali, anche se ci starebbe bene considerando che costruivano a c… ehm… volevo dire, secondo il coso del cane”.
“Quale coso, nonno?”.
“Lascia stare, piccolino, non sono frasi per te, il nonno si è lasciato prendere la mano… allora, le autostrade le abbiamo dette? La situazione si complicò… negli stessi giorni cadde il soffitto di una scuola, per fortuna nessun bambino si ferì gravemente. Ma le scuole crollavano un po’ tutte, soffitti, soppalchi, palestre, cornicioni, vetrate…”.
“Nonno, perché queste scuole erano vecchie?”.
“Tante erano vecchie, ma tante crollavano anche se erano stare ristrutturare da poco… diciamo che venivano fatte…”.
“A coso di cane?”.
“Vedo che capisci subito, piccoletto… comunque, sì… crollavano anche le strade nel centro della città, enormi fossi nell’asfalto, automobilisti spariti nel nulla, qualcuno ritrovato al centro della Terra, qualcun altro al centro della fogna…”.
“Nonno ma di chi era la colpa di tutti questi crolli?”.
“Questa è una domanda difficile, nipotino mio… praticamente il Presidente della Regione se la prendeva con il commissario delle autostrade, che diceva che era tutta colpa della ditta appaltatrice, che accusava il geometra del comune, che querelava l’esperto geologo dell’università, che sbraitava contro il genio civile, che se la prendeva con il sindaco, che non aveva soldi perché non glieli passava il ministro, che diceva che era colpa del Presidente della Regione che al mercato mio padre comprò…”.
“Cosa nonno?”.
“Niente, lascia stare… canzoni, ricordi di infanzia…”.
“Non è che ci abbia capito molto?”.
“Lo so, piccoletto, nemmeno noi ci capivamo molto… questo sistema si chiamava “scaricabarile”.
“Scaricabarile? Uhm…. è una parola tipo il coso del cane?”.
“Eh… sì… anche se lo scaricabarile è un po’ più sofisticato”.
“Nonno, che cose strane che succedevano… ma come finisce questa storia dei crolli?”.
“Vai a letto adesso, domani ti devi alzare presto…”.
“Uffa, nonno… volevo sapere come finiva…”.
“Non finiva, non finiva… dormi, dormi… un’altra volta… la storia continua… non finisce…”.


Maurizio Colucci 

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