sabato 15 agosto 2015

La Vara - brevissimo racconto


 Salvatore aveva rubato. L’aveva fatto tante volte, sin da piccolo. Prima cioccolatini sfusi nei tabacchi, poi modellini di automobili nei supermercati. Nell’adolescenza erano diventate antenne delle macchine, ruote di scorta, specchietti dei motorini.
Diventato maggiorenne decise di commettere la più grande stupidaggine della sua vita, rubare un’auto, niente di speciale, una berlina di scarso valore; rubarla per sfasciarla e poi rivendersi a buon mercato i pezzi di ricambio. Beccato! Lui e altri due suoi amici.
Arrivò la galera, un anno e mezzo, non di più, ma sufficiente a cambiarti la vita. Salvatore non si voleva convincere di essere cattivo, voleva un lavoro onesto, voleva che gli altri si dimenticassero di ciò che aveva commesso. Però, soltanto con la licenza media non si va da nessuna parte, specialmente in una mediocre città del meridione.È sempre una donna a poter cambiare realmente la vita. Lisa non era bella, l’avresti confusa facilmente con altre centomila, eppure aveva una buona qualità: si era innamorata di Salvatore incondizionatamente, lottando contro la sua famiglia, contro i suoi stessi pregiudizi, contro le poche amiche, insignificanti come lei.Salvatore quando era solo piangeva, voleva sposarla, voleva una famiglia, ma dove trovare i soldi?Mentre a Messina passava la Vara si ricordò della sua minuscola e superstiziosa fede.I tiratori durante la Festa dell’Assunta tendevano le corde, la folla gridava Viva Maria, gli applausi scroscianti, la commozione, il sudore e la fatica, le bestemmie di quei devoti contraddittori.Salvatore saltò la siepe che divideva la strada dal marciapiede, si tolse le scarpe e si mise a correre verso le corde.Viva Maria gridava, e c’era tutto il suo passato, i soprusi del carcere, la preghiera di una vita che voleva rinascere. Correva attaccato alla fune, tirava anche lui la sua vara come un’invocazione d’aiuto alla Madonna, a Dio. I piedi gli sanguinavano sull’asfalto bagnato per far slittare la macchina votiva, il sudore gli colava sulla fronte, le gambe gli cedevano per la fatica.Viva Maria, e arrivò a Piazza Duomo, tra il battimani della folla e la retorica ecclesiastica del vescovo. Alzò lo sguardo verso la Vergine, lì in alto sulla Vara, e pianse, pianse molto; per se stesso, per il carcere, per Lisa, per il coraggio ritrovato nell’affrontare il futuro.  

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