I
lieti giorni del Corona (2)
Diario
semiserio
Arriva
il momento della spesa. Nei giorni precedenti allo scoppio della crisi, da
essere razionale quale mi ritengo, e cosa di cui mi vanto, avevo rinunciato
all’assalto degli scaffali dei supermercati. Vedevo attorno a me scene apocalittiche:
gente che litigava per accaparrarsi l’ultima confezione di Gocciole (biscotti,
che per chi ha figli in età compresa 1 – 20 anni, assurgono ormai a beni di
prima necessità); nonne scatenate fare razzia di ovetti Kinder, che non succeda
che i nipoti restino senza; casalinghe non tanto disperate afferrare in maniera
selvaggia i restanti pacchi di spaghetti al kamut… perché va bene la
quarantena, ma la farina 00 è il veleno dei popoli, lo dice il blog
mangiaresanoecostoso.altervista.com. Io invece mi ero limitato ai consueti
acquisti, ben sapendo che non veniva bloccata nessuna consegna di merci. Poi la
situazione è precipitata, e sono iniziate le code davanti ai supermercati, con
gli ingressi contingentati per evitare assembramenti. Allora i primi giorni ho
optato per le piccole botteghe, una cosa di là, le casse d’acqua al panificio
che vende pure salsa, olio e pasta, la frutta da un’altra parte. Fino a ieri.
Prima o poi sarebbe dovuto arrivare il giorno di tornare al supermercato, per
fare rifornimenti consistenti ed evitare continue uscite da casa. La famiglia
si è assembrata davanti alla porta, senza rispettare il metro d’ordinanza, con
le lacrime agli occhi: si ripeteva una scena millenaria. “Cara, tu resta a
guardia della grotta, attorno al fuoco con i cuccioli. Io mi avventuro nella
savana, annusando le piste del mammut o almeno le impronte del cinghiale
selvatico dell’altopiano selvaggio. Mi fermerò anche a raccogliere radici e
piante medicinali, combatterò contro i miei simili per strappare loro l’ultima
coscia della carcassa di gnu, lasciata lì dai leoni voraci… ci vediamo forse
all’ora di pranzo, dipende dalla fila e se troverò un carrello libero”. Mi
hanno salutato con la manina, mentre io accucciato nella mia sciarpa multiuso
(anche mascherina all’occorrenza) ho iniziato ad incamminarmi fuori dall’uscio,
fasciato dalla mia tuta (sono in tuta praticamente dallo scoppio dell’epidemia,
si è attaccata a tutti i tessuti molli del mio corpo, ormai sembro spiderman, solo più basso,
pelato e un po’ sovrappeso, ma sempre figo).
Arrivo
al supermercato, pensavo peggio, solo qualche minuto nel parcheggio prima di
entrare. È dentro che nascono i problemi. Ci guardiamo tutti male, i corridoi
sono stretti, alcuni hanno le mascherine, si sente un colpo di tosse dal
reparto detersivi e tutti si girano come ci fosse una bomba. In pochi minuti il
mio carrello è strapieno, sono arrivato intorno ai 120 euro ad occhio e croce,
e le manovre riescono a fatica. Trovo un angolo libero per parcheggiare il
carrello e decido di svolazzare in mezzo ai vari reparti con la mia proverbiale
leggiadria. Iniziano allora danze e coreografie che nemmeno il balletto della
Scala avrebbe più fantasia: tu vai di là ed io di qua, sgrani gli occhi
impaurita ed io mi schiaccio sulle scatolette di tonno, passa il signore a
trenta centimetri ed io lo dribblo meglio di Messi, infine tutti di fianco
procedendo su due file in senso opposto con il passo dei geroglifici egizi tra
le verdure imbustate e lo scaffale mobile dei biscotti in maxiofferta.
Torno
a casa vincitore prima del tempo previsto. I ragazzi vengono ad aiutarmi a
svuotare l’auto come bestie da soma, ma almeno sono stati colpiti dalla luce
del sole per qualche secondo. Chiudo la porta soddisfatto e…. “Lavatevi le
mani!!!!”, l’urlo di mia moglie terrorizza l’intero occidente. Per la paura
anch’io corro verso il lavandino… mi stanno crescendo le squame ormai, sembro
Acquaman, solo più basso, pelato, sovrappeso e con la tuta di Spiderman… però
sempre figo!
Maurizio
Colucci
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