giovedì 2 aprile 2020

I lieti giorni del Corona (14)

I lieti giorni del Corona (14)

Diario semiserio

Oggi, 2 aprile, è la Giornata Internazionale per l’Autismo. Non posso non soffermarmi, per me è come il canto delle sirene di Ulisse: perché l’autismo, una volta che entra nella tua vita, diventa una forza avvolgente, un catalizzatore di energie, rimodula ogni cosa nel bene e nel male, cambia i tuoi progetti, i modi di pensare, le prospettive, il modo di essere genitori. Inoltre, io sono anche docente di sostegno e a scuola seguo due ragazzi autistici: pensa che culo! Mi alzo dal letto e c’è un autistico di diciassette anni nell’altra stanza, poi vado a lavoro e per quattro ore mi occupo di altri due adolescenti autistici, ritorno a casa e ritrovo il figlio e prima di coricarmi, nel silenzio della mia coscienza e dei miei pensieri, mi specchio in me stesso, in una mente para autistica (ma certe volte non tanto para…). Sì, perché in questo flusso di coscienza dedicato all’argomento, una delle prime cose che mi viene in mente è un colloquio con una neuropsichiatra bastarda (sia detto senza offesa, è solo un aggettivo per rendere l’idea plastica del soggetto in questione). Mia moglie le faceva mille quesiti, le chiedeva dei comportamenti strani di David, si soffermava sulle stranezze del bambino, specialmente sulle sue inadeguatezze in campo psicomotorio. E la neuropsichiatra di cui sopra le disse: “Ma perché? Suo marito com’è?”, io ero lì davanti per la cronaca; mia moglie nel colloquio aveva fatto diverse volte cenno ad alcune leggere, piccole, insignificanti somiglianze di comportamento tra me e mio figlio. La dottoressa rincarò la dose: “Lo sa che gli ultimi studi parlano di componente genetica? Quindi non è improbabile che ci sia qualche sfumatura anche in suo marito”.
Infatti!”, gridò mia moglie (ma sempre meno di quando intima, come aquila sulla preda, “lavatevi le mani!!!); “dottoressa, ma lei lo sa che Maurizio non è in grado di allacciarsi il grembiule da cucina dietro la schiena? Cose da pazzi!”.
Ma dico io? Perché sarebbe necessaria tale abilità? Mia moglie non accetta il fatto che io con il grembiule da cucina sto male, non mi si addicono le righine fucsia, le balze accennate ai fianchi e i fiocchetti dolcemente ricamati sulle scapole. Ho una dignità, poca, labile, ma sempre dignità è.
Ho scritto prima “flusso di coscienza”, quindi non vi farò la storia nostra con le peripezie di David e il suo autismo ad alto funzionamento, vado per salti, per piccoli quadretti, per immagini. Nè voglio fare una disanima sulle diverse tipologie di autismo. Questa condizione può diventare per le famiglie, e spesso lo diventa, una brutta bestia, al di là delle differenze. Ad esempio, come vi dicevo, David è un alto funzionamento, memoria spaventosa, suona Mozart e Bach, bravissimo in matematica ed inglese, eppure molte volte noto delle incredibili somiglianze di comportamento con uno degli alunni che seguo, si chiama G., presenta un autismo di grado più severo rispetto a mio figlio, parla poco e niente e il livello cognitivo è carente. Nondimeno, non comprendo per quale santa ragione tutti e due sono appassionati della mia calvizie, della mia pelata, delle mia tigna va… per dirla in siciliano! G. trascorre intere giornate a manifestare il suo entusiasmo sull’ampia spianata che ormai da anni si presenta sul mio capo; quando è contento, applaude sulla mia testa come fosse un bongo africano. Torno a casa, mi siedo a tavola, passa mio figlio e si sofferma ad accarezzare e levigare il frutto della mia alopecia vulgaris, e la cosa incredibile è che anche lui lo fa ridendo. Faccio qui un appello a tutti gli studiosi del settore, esperti di neuroscienze, specialisti dell’età evolutiva, vi suggerisco il tema del prossimo convegno: “La percezione della calvizie estesa nei soggetti autistici”. Pensateci, magari ci vincete pure il Nobel.
Quanti altri ricordi! Anche io e mia moglie siamo cresciuti appresso alle stereotipie di David. Quando è nato c’erano ancora le videocassette. Qualcuno ebbe la brillante idea di fare dei video a cartoni delle canzoni storiche dello zecchino (nei momenti nostalgici mando benedizioni a quell’uomo, dopo averlo maledetto alla duecentesima visione consecutiva giornaliera di mio figlio). Quarantaquattro gatti, il gatto puzzolone, il coccodrillo come fa, il caffè della Peppina, il lungo il corto e il pacioccone, mi apparivano pure in sogno di notte. Pensate che le videocassette, a furia di fare avanti e indietro ossessivamente (perché il bimbo aveva imparato tutti i tasti del videoregistratore), cominciarono a smagnetizzarsi, morirono dopo una tremenda agonia chiedendo pietà. Tranquilli, c’è lo zio! Passiamo tutto in dvd! David è riuscito a consumare tutti i dischetti, a rompere il lettore (mi è sembrato sentirlo implorare prima di esalare l’ultimo bip… “vi prego, basta con lo Zecchino d’oro, mettete un film dell’orrore, un film di Boldi e De Sica, anche qualcosa di Nino D’Angelo, e vi giuro che funzionerò di nuovo”). Nel frattempo è arrivata l’epoca del digitale, del satellitare, quindi al via con Disney Channel, Boing e similia. David ha 17 anni compiuti, ma voi ci credete che ancora oggi è appassionato di “Alvin and the chipmunks”? Chi sono? È una serie animata che tratta le avventure di scoiattoli che parlano con delle voci stridule, oltre il falsetto, e non solo; cantano pure, sempre con quelle voci, e tu giri per la casa e ti chiedi cos’è che ti disturba, perché senti un nervosismo inspiegabile, per quale motivo senti il bisogno di strapparti gli abiti di dosso e stropicciarti la faccia in una via di mezzo tra l’Urlo di Munch e l’incredibile Hulk. Perchè David ha bisogno di ascoltarli, anche se è di là a fare altre cose, e tu speri che prima o poi gli sceneggiatori mandino in onda l’ultima puntata, nella quale un camion della nettezza urbana non vede gli scoiattoli canterini e li spiaccica tragicamente sull’asfalto.
Devo concludere, ma i ricordi sono tanti, non posso esaurirli tutti oggi. Quanta commozione, quanta gente vuole bene a David, come riesce ad ammorbidire i cuori di tutti. Penso a quel vecchio dentista, turbato fino alle lacrime dopo avergli curato un dente: “per me è stata una grande fatica e allo stesso tempo una cosa meravigliosa aiutare questo bambino”. Penso alle lacrime di mia moglie da quell’altro dentista, per un intervento molto più importante, come pianse Daniela quando vide David narcotizzato dall’anestesia, che aveva spento d’improvviso la sua crisi nervosa. Penso alle mie lacrime quando vidi la fattura, ed ero precario e monoreddito: 900 euro, in un colpo solo (“abbiamo fatto uno sconto, perché questo bambino ci ha colpito tanto”; pensa se non li avesse colpiti, quanti pianti in più avrei fatto!).
Buona giornata dell’Autismo allora, che serva a tutti come riflessione per comprendere la neurodiversità: in poche parole, si può essere utili alla società anche se non ti sai allacciare il grembiule da cucina!
Ps: solo per oggi, qualche verso, scritto quando David aveva cinque anni.

David è una corda di violino
che vibra non appena pizzicata.
È una strana cassa armonica
che ingoia ogni suono e lo restituisce
in grido, movimento, salto,
danza, scherzo, sputo, altro suono,
lieto chiasso e snervante allegria.
David parla male,
ha la musica per sintassi
ed ancora inconsapevole,
come una cetra grezza
costruita da un pastore betlemmita,
eleva il canto a Dio.

Maurizio Colucci

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