martedì 7 aprile 2020

I lieti giorni del Corona (17)

I lieti giorni del Corona (17)

Diario semiserio

Oggi vi porto al teatro, seppur virtuale. Un accenno, una scena, un piccolo modo di gustare ciò che oggi non ci possiamo permettere. Ho deciso di inoltrarmi nei meandri del Teatro dell’Assurdo, un genere diffuso tra gli anni cinquanta e sessanta del ventesimo secolo; tra gli autori più rappresentativi ricordiamo sicuramente Ionesco e Samuel Beckett (speriamo che l’ho scritto in maniera esatta; ho una collega che ama molto le mie pagine di diario, però poi in chat mi corregge in privato tutti i refusi, anche gli spazi extra, dà la sensazione che ami molto di più scovare i miei errori). Il Teatro dell’Assurdo si caratterizza per dialoghi in apparenza astrusi, magari con un solo flebile ma fondamentale filo in comune, dialoghi illogici, appunto assurdi, che talvolta generano effetti comici, ma che denunciano in realtà la situazione di incomunicabilità in cui l’uomo occidentale è immerso. E quindi… vabbè Colucci, abbiamo capito, sai le cose, c’hai gli studi, vuoi detto bravo? Scrivi ‘sta cosa e la chiudiamo qui! Avete ragione, in effetti mi stavo addormentando anche io sulla tastiera.
Gruppo Familiare in quarantena in appartamento.
Personaggi
Il Padre: si chiama Maurizio, professore di sostegno in un liceo, si ritiene simpatico, ma certe volte risulta pesante (vedi sopra).
La Madre: si chiama Daniela, anche lei docente di sostegno alle Superiori. Manifesta delle doti vocali notevoli, che impiega spesso per dominare le situazioni, in particolar modo ha un urlo personale che utilizza come una specie di rituale esorcistico contro la pandemia.
Due figli adolescenti, David e Giosuè, liceali… ma quando dici adolescenti hai detto tutto.
Scena Prima
Sono ovviamente tutti e quattro nell’appartamento, è mattina, due membri della famiglia sono al pc, altri due al cellulare. Tutti e quattro hanno delle cuffie e sono impegnati, ognuno con il suo ruolo, nella Didattica a Distanza.
Padre: “Siete svegli ragazzi? È mezzogiorno; Sabrina, cosa significa che ti sei alzata adesso? A mezzogiorno? E a che ora ti corichi? Alle quattro di mattina?
Giosuè: “Sono stato io a buttarla fuori dalla videolezione. C’era un monitor e non sapevo di chi fosse… chiedo scusa”.
David: “Mi sentite? Anche a me viene così! Certo… noooo, è la tangente!”.
Daniela: “Allora, ragazzi, non ci siamo capiti. È come se fosse scuola. Che significa hai fame? È mezzogiorno! Cosa? Hai la pasta nel piatto? Nicola, ma che dici!”.
Giosuè (affranto): “Prof, pensavo fosse un mio compagno quell’account, non volevo esprimermi in quel modo. Si era bloccato il computer e non ho capito più niente” (mente spudoratamente… in realtà per ben quattro volte ha cacciato la docente di fisica dalla videolezione).
Padre (stravaccato sul letto matrimoniale, in posizione poco docente): “Forza, è facile. Che significa che vi confondete? Sentite voci? Quali voci? La tangente? Ma cosa c’entra la tangente? Nessuno ha parlato di tangente, se stiamo parlando degli esseri viventi...”.
David: “Ma è la tangente! È giusto così”.
Il Padre: “Ho capito cosa succede, sentite mio figlio dall’altra stanza” (e fa un balzo atletico dal materasso verso la porta per chiuderla, con la grazia di Roberto Bolle, solo un po’ più basso e sovrappeso, ma figo come lui).
(Il Padre intravede la Madre nel corridoio, in fase peripatetica, cinestetica, insomma in procedura di cazziatone in movimento con il cellulare in mano).
Daniela: “Fabio, non mi interessa che la pasta si ‘mpadda!” (urla, ormai integrata pienamente nel linguaggio vernacolare dei suoi allievi); “ti manci pani e fummaggiu! Ma te lo mangi quando finiamo”.
David: “E’ il valore della tangente! È giusto!”.
Giosuè: “E’ il principio di Archimede, prof. Un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto, pari al peso di liquido spostato”.
Il Padre: “I rettili come frutto della evoluzione hanno iniziato a muoversi dall’acqua verso la terra ferma… no, Domenico, non intasare la chat, ma che ci vuole? I rettili… sì…. Loro si sono evoluti, voi un po’ meno mi sembra”.
David: “Bisogna trovare la tangente… anche nell’altro esercizio!”.
Giosuè: “E’ necessario misurare la forza di spinta, ci vuole la tangente… scusi, prof, mi sono confuso, mio fratello urla nell’altra stanza”.
Daniela (ormai in modalità sorvegliante): “Spegnete i microfoni e seguite! Se continuate così, ogni mattina vi telefono e vi sveglio uno per uno”.
Il Padre: “Ma chi è Reduxxx the King? C’è una specie di mostro nell’icona, fatti vedere, apri la telecamera. Ma sei Giovanni? E quello con la foto di Andreotti chi è? Come, qual è il mio account... Quello con l’immagine di Roberto Bolle, l’ho scelta per la somiglianza”.
Daniela: “Vabbè ragazzi, oggi è andata così. Domani vi voglio più svegli…”.
Giosuè: “Ok, prof, ci mettiamo la sveglia, domani ci vediamo alle 8 e 30”.
David: “La sveglia? Io non ho detto sveglia… Mi sentite? È la tangente!”.
Il Padre: “Ma chi ha messo Sfera Ebbasta sottofondo? Se proprio dovete disturbare, usate musica decente, migliore, insomma sarebbe sufficiente musica… chiunque tu sia, mi ricorderò di te nel giorno degli scrutini”.
Daniela (senza cuffie, rivolta a tutti i membri della famiglia in quarantena): “Sto preparando… lavatevi le mani!!!”.
Tutti corrono a lavarsi le mani lasciando le cuffie, il Padre, Giosuè, David, e anche la prof. di Fisica, tutti i 27 alunni della 2 A musicale, i compagni di Giosuè, i loro genitori, i compagni di David e l’intero parentado, la sua prof di sostegno, la prof di Matematica con tangente annessa.
Sipario.

Maurizio Colucci

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