sabato 11 aprile 2020

I lieti giorni del Corona (19)

I lieti giorni del Corona (19)

Diario semiserio

Riassunto della puntata precedente: Il Commissario Acquasanta viene chiamato in un condominio insieme all’Ispettore Cutugno. Trovano un’anziana donna morta, a terra, supina, con una grossa ferita alla nuca. La nonna e il marito affetto da demenza senile abitano con la figlia, il marito e i loro tre figli (due maschi 21 e 17 anni, e la piccola di 9 anni). La famiglia Petralìa (con l’accento sulla i da non sbagliare...) stava guardando la tv in salotto ad alto volume, mentre i nonni erano in cucina con la tv su un altro programma. La bambina di 9 anni, recatasi in cucina, trova la nonna a terra morta e la porta di ingresso della cucina semiaperta (la casa ha due ingressi). Il Commissario ha provato ad interrogare l’anziano, ma non ne cava niente: solo frasi deliranti, come il riferimento continuo a Zorro (forse per via del fatto che Acquasanta indossa una mascherina). Mentre il Commissario perlustra la casa, sente arrivare un urlo dal piano superiore: “Lavatevi le mani!”. C’è una famiglia che abita sopra e la madre, Daniela, sgrida frequentemente i suoi figli in questo modo; evidentemente possiede una potenza vocale da raggiungere l’intera palazzina.

Il Commissario Acquasanta gironzola nel pianerottolo, accompagnato da un mal di testa pulsante sulle tempie e dalla preoccupazione di mantenere la distanza di sicurezza sanitaria da tutti. Purtroppo con il suo aiutante, l’Ispettore Cutugno, questo non è molto possibile. Si parlano attraverso le mascherine, ma Cutugno per sua natura si mangia le parole: “Toti… per favore, togli ‘sta c…. di mascherina, almeno capisco qualcosa. Speriamo che non sei contagioso! Che dicono i due figli maschi?”.
Eh che dicono… ho scoperto che quello di 21 anni ha dei precedenti, qualche cosa di piccolo spaccio. Io me lo ricordo nell’ambiente, mi pare che è anche un consumatore. Praticamente mi ha risposto come se non gliene fregasse niente della nonna morta. Mentre il più giovane è pulito, piangeva in continuazione, ho dovuto interrompere, a momenti si sentiva male”.
Sul resto della famiglia?”, chiede il Commissario.
L’ha sentito anche lei. Hanno un negozio di biancheria intima e per ora sono fermi. Da quello che ho saputo, già il negozio non andava bene, praticamente erano belli indebitati… ecco perché si sono presi i due vecchi in casa, praticamente campano con la loro pensione”.
Praticamente… ricordami poi di insegnarti che esistono altri avverbi. Non è reato usarli, sai? Andiamo avanti… quindi questi sono poveri e pazzi e con la quarantena si sono ridotti anche peggio. Per quanto il marito sia irascibile e scorbutico, non aveva motivo di ammazzare la suocera. Ora che è morta, ci perdono pure la pensione”.
Sì, però, mi sono fatto dare tutti i documenti dell’anziana e praticam…. ed effettivamente ho visto una bella cosa: la signora aveva un’assicurazione sulla vita, pure con un premio bello grosso”.
Non trascuriamo anche le perle a terra. Dove sono le altre? Il resto della collana?”, dice il Commissario con la sua consueta svagatezza, quasi a dare l’impressione di non avere ascoltato la risposta precedente.
Infatti”, risponde laconico Cutugno, misurando le parole e sperando di non utilizzare “praticamente” per non irritare il Commissario.
Dunque… praticamente – mi hai attaccato la malattia, Cutugno – comunque, abbiamo due moventi buoni”.
Come due?”.
Il primo, bello grosso, è l’assicurazione sulla vita. Provano a fingere l’incidente domestico, e si acchiappano il premio e si sistemano. Bisogna capire se è idea di entrambi, o solo del marito”.
E il secondo?”.
Come? Mi hai dato l’idea tu stesso… il piccolo spacciatore di 21 anni. Vede la collana di perle della nonna e la vuole per pagare qualche debito”.
Anche se, noi siamo arrivati quasi subito. Se la collana l’ha presa lui, è in casa nascosta da qualche parte”, risponde l’Ispettore Cutugno; “se fosse così, appena la Scientifica finisce i rilevamenti, lo becchiamo”.
Però c’è sempre il problema della porta aperta”, dice il Commissario massaggiandosi le tempie. “La bambina l’ha vista, come si spiega? Ho bisogno di pensare...”.
Cutugno lo sa già: quando il Commissario dice questa frase, ha necessità di trovare una chiesa, un luogo sacro dove pregare. Forse sarà il cognome, ma anche il nome, Teodoro Acquasanta, Teodoro che significa “dono di Dio”. Una classica situazione da “nomen omen”, è diventato famoso come il Commissario che risolve i casi pregando. In effetti, nessuno lo sa realmente: lo vedono entrare in Chiesa, stare acquattato in un banco nelle ultime file, pregare in silenzio (o qualunque cosa faccia) e poi uscire con una soluzione, un’idea, oppure la focalizzazione di un dettaglio che prima era sfuggito.
Commissario, c’è una chiesa proprio di fronte attraversando il vialone e passando ho visto che aveva il portone aperto”.
Ottimo! Poi con ‘sto coronavirus non ci sarà sicuramente nessuno”.
Al centro, sopra l’altare c’è un grande crocifisso e tutto attorno silenzio. Non c’è realmente nessuno, penombra e solo una lucina accanto al tabernacolo. Dopo qualche minuto di silenzio con gli occhi chiusi, due lampi colpiscono la mente del commissario: gli riappare il vecchio che in preda alla demenza continua a ripetere che lui è Zorro. Subito dopo, il vuoto nelle sue orecchie è riempito dal grido della signora di sopra: “Lavatevi le mani!!!”.
Esce repentinamente dalla chiesa, ritorna alla palazzina, chiama Cutugno: “Saliamo sopra”, lui lo segue senza obiettare, anche se è un poco confuso: “Ma chi abita qui?”
La signora che urla di lavarsi le mani… Buongiorno signora, sono il Commissario Acquasanta”.
Buongiorno, mi chiamo Daniela Di Bernardo, mio marito è di là, è Colucci. Ma che succede? Forse c’è qualche problema con la storia dei Petralìa?
Buongiorno! Che succede?”, arrivo io dall’altra stanza, dove ho lasciato le sudate carte.
Sì, in qualche modo è collegato”, ci dice cortese il Commissario; “signora, è lei che grida in quel modo ai suoi figli di lavarsi le mani, vero?”.
Mia moglie è imbarazzata, allora intervengo io: “Perché si sente assai? Sa, i ragazzi sono scalmanati, ora poi usano le cuffie, sempre attaccati a quei cellulari, insomma, mia moglie non vorrebbe...”, provo a giustificarla, “ma quindi, ha dato fastidio sotto, non pensavamo fosse così forte...”.
Così forte?”, dice quasi allegro il Commissario; “a momenti mi prendeva un infarto. Signora, complimenti per le doti vocali”, il suo scherno gentile è ormai evidente; “signora, dovrebbe farmi un favore. Ora lei darà il suo numero cellulare all’ispettore Cutugno. Chiuda la porta. Noi ci muoveremo un poco lungo le scale, nella palazzina. Appena le telefoniamo, lei mi deve fare un urlo dei suoi”.
Ma… veramente, io… mi pare che stiamo esagerando”, risponde Daniela disorientata.
Signora!”, la tronca Acquasanta, “vuole collaborare con le indagini? Qui c’è stato un omicidio! O vuole essere di intralcio?”.
Un omicidio? Dai Petralia?”.
Si chiamano Petralìa, con l’accento sulla i. Per favore non ci mettiamo a sbagliare anche i cognomi, abitate nello stesso condominio, dovreste saperlo dove sta l’accento”, risponde il Commissario con tono austero e scolastico, che a noi due, per forza di cose fa un certo effetto.
Decidiamo di obbedire e di attenerci alle indicazioni date, senza chiedere oltre.
Cutugno prova a capirci qualcosa: “Ma cosa dobbiamo fare con l’urlo della signora? A cosa ci serve?”.
Te lo spiego subito, abbi pazienza un attimo, mi sono fatto un’idea”, gli risponde mentre con una velocità per lui insolita, passa di porta in porta soffermandosi sulle targhette.
Arriva finalmente due piani sotto, ci sono tre appartamenti, due con targhetta e uno senza.
Suona il campanello qui”.
Chi è?”.
Signor Varrìa, è la polizia! Apra un attimo”.
Io apro, ma mi chiamo Varria, senza accento sulla i”.
“’Sti minchia d’accenti, tutti in questo palazzo sono”, dice tra i denti il Commissario.
Non ho capito; cosa ha detto?”, chiede il signor Varria.
Nulla, nulla… non si preoccupi. Signor Varria, quell’appartamento è vuoto, per caso? Non c’è nessuna targhetta davanti alla porta”.
Quale vuoto! Ci abita Zodda, ma io con quello non ci parlo, abbiamo litigato mesi fa per i posti auto. È un maleducato!”.
Zodda, Zodda….”, dice Acquasanta meditando a voce alta, “ma sì, Zodda!”, esclama come se fosse ringiovanito di vent’anni.
Suoniamo a lui, Cutugno. Tieni pronto il cellulare per chiamare la signora Daniela”.
Ma perché?”.
Voglio fare una prova. Quando la signora Daniela ha gridato, io non solo mi sono atterrito, ma mi ha dato come primo istinto di correre a lavarmi le mani, nemmeno fosse il ministro della Salute. Ora, io penso che questo effetto lo provochi un po’ in tutta la palazzina. Chiamala, vediamo come si sente da qui”.
Cutugno telefona al cellulare di mia moglie e lei, da cittadina modello, collabora alle indagini utilizzando tutta la potenza della sua laringe: “Lavatevi le mani!!!”.
Vedi che si sente fino a qui?”, gli dice stupito il Commissario. “Suoniamo a Zodda, il resto lo scopriamo appena apre, tu stai con il cellulare pronto con la signora Daniela”.
Chi è?”.
Signor Zodda, sono il Commissario Acquasanta. Apra, dobbiamo chiederle qualcosina”.
Ditemi”, appare Zodda da dietro la porta, un anziano dal fare dimesso, ma ancora vigoroso.
L’ispettore Cutugno le farà qualche domanda sui vostri rapporti con la famiglia Petralìa, io nel frattempo do un’occhiata. Le dispiace?”, dice il Commissario con tono gentile ma perentorio.
Zodda non sa obiettare molto alla richiesta di Acquasanta: “ma di là è tutto in disordine… i Petralìa? Li conosco così...”.
Nel frattempo il Commissario è schizzato dritto verso il bagno: “Chiama la signora Daniela, e dille di fare del suo meglio”.
Lavatevi le mani!!!”, irrompe a squarciagola mia moglie.
Fantastico!”, pensa due piani sotto il Commissario, “è incredibile. Si sente anche dall’interno, sicuramente anche il signor Zodda avrà avuto l’impeto di andare a lavarsi le mani, come ce l’ho adesso io”.
Il bagno è veramente in brutte condizioni, nella casa si avverte l’assoluta mancanza di una donna. Il Commissario fa dei gesti, come se stesse interpretando una parte, come se stesse facendo il signor Zodda. L’acqua non defluisce bene nel lavandino, sposta il tappo, lo toglie completamente, incastrata c’è una perla.
Acquasanta ritorna nel salotto: “Signor Zodda, questa che cos’è? L’ho trovata nel suo lavandino”.
Nel mio lavandino? Ed io che ne so”, risponde tremante.
Glielo dico io: è della collana della signora Giovanna, l’anziana morta del piano di sopra. Giusto?”.
Zodda cade sulla sedia, inizia a lacrimare, gli trema il labbro.
Gliela aveva regalata lei, vero?”.
Sì”, risponde come un cristo in croce che emette l’ultimo respiro.
Acquasanta diventa di colpo calmo, meno deciso, come un confessore, come un terapeuta: “Lei è andato direttamente in bagno a lavarsi le mani e aveva con sé la collana di perle, purtroppo rotta e qualche perla è caduta giù nel lavandino. Doveva significare tanto questa collana... era innamorato della signora Giovanna?”.
Io sì. Lei non so. Le avevo regalato anche questa collana, ogni volta che veniva qua dalla figlia era per me una festa. Poi con la quarantena si è trasferita nella nostra palazzina. Che bello! Ho pensato, finalmente potremo vederci sempre...”, ormai il pianto soffocava le parole; “ma lei invece niente. Forse si spaventava del contagio e non mi voleva vedere, anche se diceva continuamente, che lei continuava ad essere sposata, con suo marito… ma quell’uomo non c’era più, l’ha visto lei, vero?”.
L’ho visto… ma è stato proprio lui a portami qui”.
Come? Mi ha riconosciuto?”, dice Zodda. Anche Cutugno ha uno sguardo interrogativo.
Il signor Giuseppe ha ripetuto sempre Zorro, Zorro… non sapeva dire il suo cognome, ma in qualche modo me lo ha voluto indicare”.
Proprio così, il signor Giuseppe ha visto la lite tra Zodda e la moglie, una lite fatta sottovoce davanti alla porta di ingresso, per non farsi sentire dal resto della famiglia, una lite coperta dal frastuono della tv. Ha visto la moglie resistere ai tentativi di abbraccio di Zodda, ha visto la moglie dire no, “lasciami in pace”, “c’è mio marito”.
Ma lui è sparito, non c’è più, che male facciamo?”,
No, ho sbagliato con te, lui è mio marito, anche se la sua mente è altrove, vai via!”.
Il Signor Giuseppe ha visto poi Zodda tentare di aggrapparsi a lei, di baciarla, afferrare la collana di perle che gli resta nelle mani; ha visto sua moglie scivolare all’indietro, sbattere la nuca violentemente, il sangue spargersi lentamente sul pavimento, la porta lasciata semiaperta e Zodda scappato via. Il signor Giuseppe ha per un attimo pianto, proprio un secondo, ma poi la nebbia della demenza lo ha avvolto nel suo consueto sorriso da ebete.
Cutugno, portalo in questura. Avvisa la Scientifica, il Pm, io vado a prendere un po’ d’aria nel cortile del condominio, questa mascherina non la sopporto più”.
Mentre il Commissario Acquasanta passeggia sotto lo splendido sole pomeridiano di aprile, vede due ragazzi adolescenti andare ai cassonetti. Sono i figli dei Colucci, li ha riconosciuti.
Salgono a casa di corsa, allegramente, rincorrendosi e scherzando, contenti di quei pochi secondi all’aria aperta.
Solo qualche attimo, il tempo di arrivare a casa e sente di nuovo: “Lavatevi le mani!!!”.
Sorride il Commissario, questa volta non si è fatto cogliere di sorpresa, un po’ si aspettava l’urlo: “Devo chiedere a Cutugno, lui è bravo con le cose di giurisprudenza. Forse ‘sto grido corrisponde a qualche forma di reato. Magari potremmo preservare la salute del povero marito…”.

Maurizio Colucci


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