martedì 5 maggio 2020

I lieti giorni del Corona (29)

I lieti giorni del Corona (29)

Diario semiserio

Oggi, 5 maggio 2020, è la Giornata Internazionale del Lavaggio Mani. L’ho appreso stamattina dal telegiornale, non scherzo. Attendo il giorno che arrivi una Giornata Internazionale senza giornata internazionale, insomma libera, senza argomento, oppure a tema libero, a piacere come si diceva alle elementari. Nel frattempo, credo sia opportuno, in questa solenne data, tributare a questo gesto una compilation del Diario semiserio, una sorta di “il meglio di...”, tratto dalle pagine dei Lieti giorni del Corona. Ovviamente il tributo va anche a mia moglie, colei che ha trasformato un urlo in arte, che ha ispirato la sublimità della mia prosa (credo che abbia depositato anche il testo delle sue grida alla SIAE, e in futuro bisognerà pagarle i diritti di autore). Comunque, bando alle ciance, ecco a voi… IL MEGLIO DI “LAVATEVI LE MANI!!!”.

(…) arriva David che urla più di te (ma non più di mia moglie, che dall’inizio dell’epidemia non fa che urlare ai ragazzi “lavatevi le mani!!!” ispirandosi probabilmente ai vocalizzi di Aretha Franklin in Think, tanto che l’ultima volta è andato a lavarsi le mani anche il figlio dei vicini, terrorizzato)

Torno a casa vincitore prima del tempo previsto. I ragazzi vengono ad aiutarmi a svuotare l’auto come bestie da soma, ma almeno sono stati colpiti dalla luce del sole per qualche secondo. Chiudo la porta soddisfatto e…. “Lavatevi le mani!!!!”, l’urlo di mia moglie terrorizza l’intero occidente. Per la paura anch’io corro verso il lavandino… mi stanno crescendo le squame ormai, sembro Acquaman, solo più basso, pelato, sovrappeso e con la tuta di Spiderman… però sempre figo!

Lavatevi le mani!!!!”. Scusate… ho introdotto l’urlo di guerra di mia moglie, così fuori tema, ma non vorrei che dimenticaste che le nostre giornate sono scandite da questo monito che trafigge l’anima, passando per i timpani (o quel che ne resta). Qualcuno dei vicini aveva pensato addirittura che fosse parte del flashmob musical canoro nazionale.

Lavatevi le mani!!!!”, non è un sogno, alzo la testa di soprassalto dal cuscino con il cuore che batte a mille. In questi giorni capita di dormire qualche attimo in più, è uno dei pochi vantaggi di questa quarantena. Succede anche qualche volta che la famiglia si svegli prima di te, e succede, ad esempio oggi, che la voce impetuosa della dolce e sensibile consorte ti risvegli e ti ricordi le gioie e le piacevolezze della vita familiare. In quei momenti di confusione mentale mi assalgono pensieri stragisti: “Ma se si sono appena alzati dal letto, perché dovrebbero lavarsi le mani?”. Subito dopo la razionalità prende il sopravvento e mi ricordo che i miei due figlioli sono degli adolescenti maschi, cioè appena un gradino sopra i bonobo, che si spelacchiano, si grattano, si scaccolano sugli alberi, si mangiano le unghie dei piedi (sì, ho visto anche questo… intendo dei miei figli, non dei bonobo, non so se le scimmie arrivino a tanto). Insomma alla fine do ragione a mia moglie, ormai le do ragione anche nei pensieri, non c’è speranza.

Ho deciso di presentare un modulo anche a mia moglie, riguardante l’igiene: al prossimo ruggito “Lavatevi le mani!!!”, spunto lì con il foglio e voglio proprio vedere che fa; “Io sottoscritto, Maurizio Colucci, nel precario possesso delle mie facoltà mentali, consapevole delle sanzioni penali per chi dichiara il falso eccetera eccetera, dichiaro sotto la mia responsabilità di essermi lavato le mani per almeno un minuto, con l’ausilio del tutorial prodotto dalla nota epidemiologa dottoressa Barbara D’Urso. In fede, sufficiente speranza, poca carità… e molta pazienza, Prof. Maurizio Colucci, Docente a Distanza pro tempore”.

In ultimo, non dimenticate di lavarvi le mani. Veramente mia moglie lo grida svariate volte durante la giornata, non è una invenzione letteraria. Oggi la grande Mina compie 80 anni. Ecco, senza farle torto… avete presente l’inizio del brano “Brava” con quelle prime quattro note simili a uno squillo di tromba? Ora immaginate sempre su quelle quattro note mia moglie che grida “Lavatevi le mani!!!”. Credo che lo abbiate letto sentendo gli acuti rimbombarvi nel cervello… a questo punto, al di là di come la pensiate sui miei scritti, non avete un poco compassione di me?

Lavatevi le mani!!!”.
Allora Daniela grida veramente così come hai scritto gli altri giorni?!”, mi dice mia mamma, scagionandomi dalle accuse precedenti. Nel frattempo riesco a sentire al telefono i passi di mio padre che si reca verso il bagno e apre l’acqua del lavandino. Avrà sentito anche lui l’ululato attraverso la cornetta.

Mia moglie ha una naturale tendenza al drammatico, all’apocalittico, ma non se ne va. Resta lì, e come l’ammiraglio Nelson pronto a sconfiggere Napoleone mentre guarda l’orizzonte, dà ordini a tutta la ciurma, con lo scettro della scopa in mano. “Vedete che è pronto, ragazziiiii? Mi sentite?”, ed io con la pressione minima a 120 penso che l’abbiano sentita tutti i ragazzi, anche i quelli della Via Pal, anche i ragazzi di oggi di Luis Miguel, pure il ragazzo della via gluck e quel ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Di fronte alla mancata risposta tipicamente adolescenziale, scaraventa la sua arma di distruzione di cassa (nel senso di quella audio): “Lavatevi le mani!!!”.
Poi si gira verso di me, ormai avvilito con le dita inermi sulla tastiera del pc: “Tanto lo so che poi questo urlo lo metti nel tuo diario. Vedi? Almeno hai qualcosa da scrivere!”, mi dice sorridendo.

Lavatevi le mani!!!”, giunge un urlo alle orecchie di Acquasanta: “Ma che cos’è ‘sto grido? Chi è?”
Lasci perdere, Commissario. Da quando è iniziata la quarantena non abbiamo avuto pace. Abitano sopra di noi, la signora ha due figli adolescenti e non so quante volte al giorno ietta sta buciata. Lei ci crede che andiamo anche noi a lavarci le mani, presi dallo scanto?
Ci credo, ci credo…”, dice Acquasanta ancora stupito.

Mentre il Commissario Acquasanta passeggia sotto lo splendido sole pomeridiano di aprile, vede due ragazzi adolescenti andare ai cassonetti. Sono i figli dei Colucci, li ha riconosciuti.
Salgono a casa di corsa, allegramente, rincorrendosi e scherzando, contenti di quei pochi secondi all’aria aperta.
Solo qualche attimo, il tempo di arrivare a casa e sente di nuovo: “Lavatevi le mani!!!”.
Sorride il Commissario, questa volta non si è fatto cogliere di sorpresa, un po’ si aspettava l’urlo: “Devo chiedere a Cutugno, lui è bravo con le cose di giurisprudenza. Forse ‘sto grido corrisponde a qualche forma di reato. Magari potremmo preservare la salute del povero marito…”.

(…) ho provato a difendermi, dicendole che il mio non era sessismo, ma solo una constatazione di incapacità a fare determinate cose: in poche parole senza mia moglie in questa casa saremmo persi, vivremmo allo stato brado; chi ci ricorderebbe come una sirena di allarme, “Lavatevi le mani!!!”? Noi non ci laviamo le mani per paura del virus, ma ci laviamo le mani per paura di lei!

Mi godo il mio lettone per la pennichella e digerisco. Solo qualche rumore in lontananza: il tizio appassionato di tatuaggi carcerari e karaoke di fronte a casa mia che canta neomelodico; mio figlio Giosuè che batte con il piede sulla manopola del termosifone della sua stanza auspicando inconsciamente di distruggerla; mia moglie, Daniela, che grida “Lavatevi le mani!!!”, terrorizzando gli uccellini che provavano a rallegrare con i loro cinguettio questa strana primavera.

Lavatevi le mani”, grida la madre
e corrono i figli terrorizzati,
il coniuge assorto nei suoi pensieri
in gola sente il cuore per la paura.
Urlo di guerra, rullare di tuono,
squarcia la quiete della città silente,
manca il sapone, è proprio finito”,
lamenta il mio io sottomesso alla donna,
non ti arrabbiare, tu stai calmina,
c’è qui sul lavello un po’ di amuchina”.

Maurizio Colucci


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