mercoledì 13 maggio 2020

I lieti giorni del Corona (32)

I lieti giorni del Corona (32)

Diario semiserio

Continuiamo il nostro percorso attraverso il dizionario della quarantena, potremmo definirlo un viaggio intellettuale… beh, sì, non proprio intellettuale... magari un itinerario della mente… insomma, della mente… definiamolo una linea di pensiero… linea, vabbè va, linea nel senso dei giochi “unisci i puntini e troverai la figura”, quelli che impegnano i neuroni in ferie, i neuroni che non lavorano mai e allora ogni tanto li facciamo esercitare, magari si tratta più che altro di una collisione causale contro la parete cranica. In poche parole, è così che nasce ‘sto dizionario. Eravamo arrivati alla lettera O.
P come pizza, pane, pasta, panini dolci eccetera. Da quando è iniziata la quarantena, l’intera Nazione sembra essere stata colpita da una crisi di astinenza da pizza, che non ha eguali nella Storia, dall’Impero Romano ad oggi. Prima del sale, dello zucchero, di altri beni di prima necessità, forse anche prima della carta igienica, ogni italiano ha sentito il bisogno di fornirsi di pizza, surgelata, al banco frigo da stendere, nelle buste, liofilizzata, questo i meno bravi. I più in gamba invece hanno iniziato ad impastare e postare foto su facebook dell’impasto, perché la tua pizza, le tue brioche esistono solo se stanno sui social. Impasto e fotografo, inforno e fotografo, mangio e fotografo, e ci fermiamo qui direi nel processo digestivo. A un certo punto è mancato il lievito, la gente si accoltellava nei supermercati per acquistarne un panetto, era diventato più importante delle mascherine e dell’Amuchina. Qualche brava massaia ha approfondito su internet sul sito www.universitàdellastrada.superblog e ha scoperto che il lievito non è altro che una specie di fungo. Allora, in assenza di altro, si è ricordata che il marito nei suoi fetidi piedi aveva tracce di funghi, presenti ormai da tempo immemorabile e mai curati. Si è trovata per la prima volta a benedire il cielo per l’igiene carente del coniuge. Chissà, ha pensato; magari raschiando i suoi calli e conservando il tutto in un vasetto in frigo, lo aggiungiamo all’impasto e la cosa potrebbe riuscire. Siccome riesco a percepire, mentre scrivo, le vostre facce schifate, proseguo oltre.
Q come qua qua. Non nel senso di avverbio di luogo, raddoppiato per dovere di precisione. Ma proprio nel senso di Qua Qua, cioè il Ballo del Qua Qua. Per chi fosse digiuno di storia della musica, il Ballo del Qua Qua è una pietra miliare del pop degli anni ottanta, un brano che vide per la prima volta Romina in scena senza Albano, una via di mezzo tra canzone per bambini, ballo di gruppo, e ammiccamenti erotici criptati dietro le maniche a sbuffo della Power nazionale. Cosa c’entra tutto ciò con la quarantena? Purtroppo la mia tv si accende sempre su Rai Uno e nel pomeriggio, un giorno sì e un giorno no, mandano uno speciale su Albano e Romina, e, immancabile, becco sempre il punto in cui lei canta e balla Il Ballo del Qua Qua. “Prendi sooootto braccio…. la felicitaaaaa”, ed il complottista latente in me viene fuori: c’è chiaramente un disegno per rincoglionire la popolazione italiana, regredirli ad anatre ballerine, manipolarli con gli occhi dolci e il sorriso di Romina da giovane, per poi comandarli a bacchetta. Ciò che non sono riusciti a fare i DPCM e la task force di virologi, lo faranno le anche ondeggianti della Power. Dobbiamo ribellarci, sveglia!!! Dobbiamo scendere in piazza, dobbiamo avere coraggio, all’arrembaggio col qua qua qua (credo che la macchinazione mentale stia prendendo il sopravvento anche su di me, ne percepisco già i segni premonitori...).
R come Repliche. E qui ci colleghiamo a quanto testé detto. Forse tornando a più miti consigli, non c’è alcun complotto. Forse in Rai stanno svaligiando i magazzini, non potendo più procedere a produzioni originali. Si va di replica in replica, Mina, Alberto Sordi, Benigni, e poi tutti gli One man show canori, Bocelli che canta, quelli de Il Volo che cantano, e Fiorella Mannoia e Laura Pausini, e Massimo Ranieri che canta, e Gigi D’Alessio che cant… sì anche Gigi D’Alessio in replica. Per non farsi mancare nulla, gli addetti Rai sono andati a caccia dei filmati più antichi, una specie di archeologia televisiva, di replica in replica, hanno svaligiato gli scaffali, anche nel settore fiction, fra qualche giorno manderanno in onda addirittura La Freccia Nera con l’esordio di Loretta Goggi e Giamburrasca con Rita Pavone travestita da ragazzo che negli anni Sessanta cantava “Viva la pappa col pomodoro”. Il caso più emblematico è Montalbano, giunto alla 342esima replica. Ormai conosciamo le battute, le smorfie, ridiamo in anticipo, recitiamo insieme agli attori, suggeriamo a Montalbano chi è l’assassino (perché noi, magari prima no, ma ormai alla dodicesima replica siamo riusciti un po’ ad inquadrarlo). I fans più accaniti come me devono trovare dei diversivi per non annoiarsi sul divano: allora si cerca di impiegare la mente calcolando i tempi di percorrenza della Tipo del Commissario dalla Casa di Marinella alla questura di Vigata, oppure per quantificare la somma che spende in piatti di pesce al ristorante da Enzo, o magari per contare i gabbiani che volteggiano sulla spiaggia (e poi c’è quello che muore ballando su una gamba sola, che ad ogni replay della puntata ci fa perdere il conteggio… è troppo straziante rivederlo, l’ultima volta mi è sembrato che non volesse morire, che chiedesse a Zingaretti: pietà, datemi qualche secondo in più in scena; e quindi mi deconcentro e puntualmente sbaglio il conto). Non parliamo poi delle partite di calcio. Ci costringono a soffrire di nuovo. La finale dei Mondiali persa nel ‘94 ai rigori, e stai lì a sperare che Baggio non la spari in cielo, quella vinta ai rigori nel 2006, tutte le Italia Germania della storia del calcio (e vinciamo sempre noi!), roba da fare causa alla Rai per procurata gastrite psicosomatica.
Lavatevi le mani!!!”, grida mia moglie. Questa non è una replica, ne sono certo, tranquilli … o forse no?

Maurizio Colucci

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