mercoledì 20 maggio 2020

I lieti giorni del Corona (34)

I lieti giorni del Corona (34)

Diario semiserio

È giunto il momento di completare il dizionario della quarantena. So che non state nella pelle, che non vedete l’ora di leggere cotanta sapienza, di approfondire concetti e dinamiche complesse di questo tempo articolato, di districarvi ma anche estrinsecarvi per poi rendere nuovamente intrinseco il senso antropologico, filologico, teoretico e, perché no, anche diuretico. Ma proseguiamo con la lettera S.
S come Silvia Romano. Tutti contenti per la liberazione di questa ragazza; anzi no, tutti arrabbiati per la liberazione della ragazza. Tutti a difenderla; anzi no, tutti indignati per la sua conversione. La questione però è un’altra. La liberazione di Silvia Romano è stata un diversivo in questa quarantena, e ci ha preso contropiede. Ora io dico, siamo stati settimane impegnati sui social, a condividere post, a mettere like, a riportare link, a leggere articoli, qualche volta leggere, in generale a guardare i titoli, ma solo quando sono scritti grossi e solo quando sono anticipati dalla fatidica frase: “Condividi perché non ce lo dicono!”. Insomma, abbiamo sudato per specializzarci in virologia, epidemiologia, immunologia, i migliori anche in statistica e in lettura di dati complessi e storia delle pandemie, e cosa succede? Conte mi libera la ragazza! Ma non si fa così. In pochi giorni ci siamo dovuti aggiornare, specializzare di nuovo. Abbiamo lasciato i virus e le cure a base di plasma (di cui non sa niente nessuno, eccetto 60 milioni di Italiani…), e abbiamo dovuto concentrare le nostre energie per diventare esperti di intelligence internazionale, storici delle religioni, cultori di psicologia con master sulla Sindrome di Stoccolma. Alcuni hanno dovuto pure prendere nuovamente il sussidiario, perché nemmeno sapevano dove si trovasse la Somalia e il Kenia, ma questi sono soltanto piccoli dettagli per noi negoziatori di sequestri in presidio permanente su fb. Qualcuno non l’ha voluto confessare, non sapeva nemmeno dove fosse Stoccolma (pensava che significasse sono sazia, appunto sto colma), però ciò per caso gli toglie il diritto di esprimere il suo fondamentale parere sui social? Perché è necessario esprimersi, è doveroso dire la propria, che l’ho visto a fare il video su youtube dell’agente dei servizi segreti? Certo, assomigliava un po’ al membro ignoto della giuria di Sanremo, allo scrutatore del referendum, se ci penso bene anche al militante delle ong amico degli scafisti… ma può essere mai che sia la stessa persona? Che sia un attore che fa dei video bufala e prenderci in giro? E poi è il concetto che conta alla fin fine... Comunque, a noi non la si fa! Siamo già pronti per prendere la prossima specializzazione.
T come Tuta. Ma cambiamo decisamente argomento, come si dice nei tg. Dopo due mesi di quarantena è giusto dedicare qualche riga al capo di abbigliamento principe di questo periodo. Addio tuta bella larga, buona per mattino mezzogiorno e sera. Addio pantalone dall’elastico un po’ così, forse cedo forse no, ma chi se ne frega, tanto dove devo andare. Addio cerniera della giacca, che iniziava settimana su settimana a stentare a muoversi nella lampo, chissà perché… Addio a quell’attimo mattutino, ancora avvolto nell’accappatoio, “e cosa mi metto oggi? Ah che bello, lo so già, la tuta lì sulla sedia”. Addio, tute mie, che avete avvolto le stanche membra in un tutt’uno con il copridivano. Adesso siete lì, stese al sole, pronte per gli scatoloni del cambio di stagione. Vi difenderò, non temete: so che lei è pronta in agguato, mia moglie, con il suo sguardo critico, “questa è vecchia”, “questa è completamente scolorita”, so che vorrà eliminarvi… ma io vi difenderò con tutte le mie forze, le mani me le lavo ok, mi sottometto. Ma le tute no! Che sia affermato il loro grande valore per il loro onorato servizio!
V come Vestiti. Collegato a quanto detto finora, si apre l’argomento vestiario. È arrivata la bella stagione, all’improvviso. Ci siamo chiusi in casa con i cappotti e adesso usciamo con le maniche corte. Di corsa, fuori dagli scatoloni tutte le magliette estive, colorate, sgargianti, aderenti, ma non erano aderenti l’anno scorso, io me lo ricordo… “Non erano aderenti, hai ragione”, mi dice mia moglie sempre con il suo occhio inquisitore, “sei tu che sei diventato aderente alla maglietta”.
Z come zoom (ma anche meet, jitzi, skype e tutti gli altri). Questi sono stati i veri protagonisti della quarantena, le piattaforme web, come avremmo fatto senza di loro? Ormai si fanno riunioni su zoom per tutto, non solo la scuola, l’azienda, la banca, ma anche il sindacato, il consiglio comunale, il coro parrocchiale, il circolo della bocciofila, le mamme della scuola, il gruppo di preghiera. Però è arrivato il caldo improvviso a maggio, un caldo veramente estivo. Cosa c’entra con zoom? Che d’improvviso, qualunque sia la tipologia di riunione, nei quadratini sullo schermo del computer sono apparsi soggetti in canottiera bianca, ascelle pelose frutto della lunga stagione fredda, spalle bianche tempestate da nei e chiazze, e divani, tanti divani sui quali far finta di stare attenti, quando invece stiamo guardando la replica di Italia Francia mondiale 2006 con l’altro occhio (che si commuove ancora al rigore di Grosso, perché un’emozione è per sempre!).
Tranquilli, non ho dimenticato una lettera, la U, ho voluto metterla alla fine.
U come Ultima puntata dei Lieti giorni del Corona? Ai poster l’ardua sentenza, come dice l’intellettuale siculo-peloritano Nino Frassica. Forse è il caso di finire, o forse no. Cosa diranno i miei numerosi followers? Ci sono almeno 13-14 persone nel mondo che attendono queste righe ogni settimana… deluderli? Lasciarli con il desiderio? Continuare fino ad annoiarli? Chiederò anche consiglio alla mia musa, a Daniela, a mia moglie.
Vai a buttare la spazzatura, ci sono quattro sacchi, ieri non lo hai fatto!”.
Ecco, quando la vita irrompe nell’arte, quando il quotidiano assorbe i voli del pensiero, quando la realtà irrompe, ma proprio irrompe… rompe va… eh sì ho capito, la butto subito… quando mi guarda in quel modo, meglio obbedire! Lo so, cara, hai ragione; basta scrivere, tocca a me buttarla oggi, del resto, come dici sempre tu, mica sono Pirandello… (è sempre bello sentirsi incoraggiato!)

Maurizio Colucci

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